martedì 15 marzo 2011

La Rete per i diritti dei Senza Voce incontra Shirin Ebadi /Das Netzwerk der Rechte der Stimmlosen trifft Shirin Ebadi






Ieri mattina, venerdi 11 marzo, una delegazione della Rete dei diritti dei Senza Voce ha incontrato Shirin Ebadi presso il Comune di Bolzano. Durante l'incontro, il presidente Amir Sadeghi ha illustrato le attività della Rete, sottolineando come anche in occidente, e segnatamente in Italia e in Alto Adige, i migranti incontrino difficoltà e discriminazioni nei loro sforzi di integrazione. Successivamente, Paolo Attanasio e Rainer Girardi, membri della Rete, hanno brevemente illustrato le più recenti tendenze sulle migrazioni in Italia e in Alto Adige. Nella sua replica, Ebadi ha sottolineato che ogni paese ha il dovere, derivante dalla Convenzione ONU sui diritti umani, di equiparare gli immigrati alla popolazione autoctona, senza discriminazioni di sorta. Ebadi ha inoltre suggerito alla Rete e alle altre realtà non-profit locali di preparare un rapporto annuale sulle discriminazioni a danno degli stranieri presenti nel territorio, riportando e documentando con cura ogni singolo caso. Rivolgendosi invece ai migranti presenti all'incontro, Ebadi ha sottolineato come il diritto a coltivare la propria lingua e cultura anche all'estero si accompagna sempre al rispetto per la lingua e cultura del paese di inserimento, e che quindi è dovere di ogni migrante imparare l'idioma nazionale e confrontarsi con la società e la cultura del paese in cui si vive, cercando di vivere in armonia con la cittadinanza autoctona ed evitando ogni separazione, che nuocerebbe alla coesione sociale.


Das Netzwerk der Rechte der Stimmlosen trifft Shirin Ebadi

Am vergangenen Freitag, 11. März, hat eine Delegation des Netzwerks der Rechte der Stimmlosen Shirin Ebadi in der Gemeinde Bozen getroffen. Während des Treffens hat Präsident Amir Sadeghi die Tätigkeiten des Netzwerks vorgestellt und dabei hervorgehoben, dass Migranten bei ihren Bemühungen zur Integration auch in der westlichen Welt, und insbesondere in Italien und Südtirol, auf Schwierigkeiten und Diskriminierung stoßen. In der Folge haben Paolo Attanasio und Rainer Girardi, Mitglieder des Netzwerks, kurz die jüngsten Tendenzen der Migrationspolitik in Italien und Südtirol beleuchtet. In ihrer Antwort hat Ebadi unterstrichen, dass jedes Land entsprechend der UN-Menschenrechtskonvention die Pflicht hat, Einwanderer der einheimischen Bevölkerung gleichzustellen und jegliche Diskriminierung zu vermeiden. Ebadi hat das Netzwerk und den anderen lokalen Non-profit-Vereinen außerdem dazu angeregt, einen jährlichen Bericht über die Fälle von Diskriminierung gegen Ausländer im Landesgebiet zu erstellen, der jeden Einzelfall auflistet und dokumentiert. Den Migranten, die beim Treffen anwesend waren, legte Ebadi nahe, dass das Recht auf Ausübung der eigenen Sprache und Kultur auch im Ausland immer mit dem Respekt für die Sprache und Kultur des Ziellandes einhergehen müsse. Daher sei es die Pflicht jedes Migranten, die nationale Sprache zu erlernen und sich mit der Gesellschaft und der Kultur des Landes auseinanderzusetzen, in dem man lebt - in der Bemühung, ein harmonisches Zusammenleben mit der autochthonen Bevölkerung aufzubauen und Trennungen zu vermeiden, da diese dem gesellschaftlichen Zusammenhalt schädigen würden.

venerdì 12 novembre 2010

"Siamo tutti su una gru"


"Siamo tutti su una gru"

La Rete dei Diritti dei Senza Voce, con adesione: Centro Pace e Pax Christi, CGIL/AGB, Iniziativa per più' democrazia, OEW, gruppo dialogo interculturale di Merano,Associazione Porte Aperte

, invita ad un incontro:
lunedì alle 18.00
Palazzo Altmann/ Haus Altmann: Piazza Gries – Grieser Platz 18 - 39100 Bolzano Bozen




In questi giorni si stanno registrando in tutto il paese drammatiche tensioni sociali.

In moltissime regioni del'Italia, in particolare a Brescia, gli immigrati appoggiati da molti rappresentanti della società civile, si stanno mobilitando pacificamente per contestare una vera e propria truffa che si è consumata ai loro danni. Si tratta, infatti, di persone che vivono e lavorano regolarmente, e che hanno fatto regolare domanda del permesso di soggiorno. Ma, nonostante abbiano anche pagato lautamente, si sono visti respingere la richiesta in modo assolutamente illegittimo e discriminatorio. Ora, il Governo, rispetto alle sacrosante proteste e alle richieste di una sanatoria in grado di sanare un'ingiustizia evidente sa rispondere solo con il linguaggio della forza e della repressione violenta.

Anche in Alto Adige/ Südtirol sono molti gli immigrati in questa situazione ed è necessario che vi sia un'ampia mobilitazione delle istituzioni e delle forze politiche e sociali affinchè siano ripristinati la giustizia e la certezza del diritto. La Rete dei Diritti dei Senza Voce vi invita ad un'assemblea su questo problema per costruire le necessarie iniziative e azioni e per un momento di verifica e di dialogo sul tema dell' immigrazione nella nostra terra.

Abbiamo pensato il giorno di (da decidere insieme)
Aspettiamo il vostro adesione.


Amir Sadeghi
Presidente Rete per i Diritti





In diesen Tagen erleben wir dramatische soziale Spannungen im ganzen Land.


In vielen Regionen Italiens, insbesondere in Brescia, mobilisieren sich friedlich die Einwanderer, unterstützt von vielen Vertretern der zivilen Gesellschaft, um gegen einen wahrhaften Betrug zu protestieren, dem sie ausgesetzt wurden. Es handelt sich nämlich um Personen, die hier regelmässig leben und arbeiten und die eine ordnungsmässige Anfrage für die Aufenthaltsgenehmigung eingereicht haben. Aber, obwohl sie reichhaltig dafür bezahlt haben, wurde die Anfrage auf illegaler und diskriminierender Art zurückgewiesen. Die Antwort der Regierung auf gerechtfertigten Protesten und auf der Anfrage einer Amnestie um diese klare Ungerechtigkeit zu sanieren ist nur die Sprache der Muskeln und der gewaltsamen Unterdrückung.


Auch in Südtirol / Alto Adige erleben viele Einwanderer diese Situation und deshalb ist eine umfassende Mobilisierung der Institutionen und der öffentlichen und sozialen Kräfte notwendig um die Gerechtigkeit und die Sicherheit des Rechtes wieder her zu stellen. Das Netz der Rechte der Stimmlosen lädt zu einer Versammlung ein, um über dieses Problem zu diskutieren, um die notwendigen Initiativen und Aktionen und um einen Dialog um dem Thema Einwanderung in unserem Land zu erschaffen.



Wir dachten an Freitag um ...... Uhr.

Wir erwarte euer Feedback.



Amir Sadeghi
Präsident Netz der Rechte der Stimmlosen


La Rete per i Diritti dei Senza
Voce


mercoledì 7 luglio 2010

Libia: più di 200 persone di nazionalità eritrea rischiano il rimpatrio forzato

Libia: più di 200 persone di nazionalità eritrea rischiano il rimpatrio forzato

Secondo informazioni ricevute da Amnesty International, più di 200 cittadini eritrei sono stati picchiati e trasferiti con la forza dal centro di detenzione di Misratah a quello di Sabha, dove le condizioni sono di gran lunga peggiori. Rischiano il rimpatrio forzato in Eritrea, dove potrebbero subire torture.Sia il centro di detenzione di Misratah che quello di Sabha sono destinati ai "migranti irregolari", sebbene le autorità libiche facciano poco o nulla per distinguere tra richiedenti asilo, rifugiati e migranti.Circa due settimane fa, gli agenti di sicurezza libici hanno fatto circolare un modulo in lingua tigrina nel centro di detenzione di Misratah, chiedendo ai detenuti eritrei di compilarlo. Circa la metà di loro si è rifiutata di farlo, temendo che le informazioni personali riportate sarebbero state trasmesse alle autorità eritree. Il 29 giugno, circa 15 detenuti hanno tentato la fuga; 13 di essi sarebbero stati catturati nei due giorni successivi.Secondo le informazioni inviate ad Amnesty International, la notte del 29 giugno, circa 100 soldati e agenti di polizia hanno circondato il centro di detenzione di Misratah. Erano armati con fucili e gas lacrimogeni. All'alba del 30 giugno hanno fatto irruzione nelle celle e hanno picchiato i detenuti con bastoni e fruste. Almeno 14 persone sarebbero state gravemente ferite e portate in ospedale. Lo stesso giorno, più di 200 detenuti eritrei sono stati caricati a forza su due container e trasportati a Sabha, sorvegliati da un convoglio di militari e poliziotti. Almeno quattro uomini sono stati separati dalle loro famiglie; 13 donne e sette bambini eritrei sono ancora nel centro di detenzione di Misratah, nessuno di loro è stato trasferito o picchiato.Gli oltre 200 eritrei si trovano ora nel centro di detenzione di Sabha, in pessime condizioni a causa della carenza di cibo e acqua, dell'inadeguatezza dei servizi igienico-sanitari e del sovraffollamento delle celle. A diversi detenuti che hanno riportato gravi ferite sono state negate le cure mediche. I detenuti temono il rimpatrio forzato nel loro paese di origine, dove sono a rischio di tortura e altri maltrattamenti, la punizione riservata a chi ha "tradito" il paese o ha disertato la leva militare. I loro timori si aggiungono alle minacce delle forze di sicurezza libiche che, mentre li picchiavano, urlavano che li avrebbero uccisi o rimpatriati.Firma all'appello di Amnesty International e scrivi alle autorità.
Aggiornamenti sul sito http://fortresseurope.blogspot.com/ e http://habeshia.blogspot.com/ .
L'appello de l'Unità: adottiamo un profugo

Il comunicato ASGI del 1° luglio 2010

mercoledì 30 giugno 2010

ROMA: VIOLATI I DIRITTI DEI MINORI ROM


COMUNICATO STAMPA


ROMA: VIOLATI I DIRITTI DEI MINORI ROM
NEL CENTRO DI VIA SALARIA, 971

L’associazione 21 luglio lancia un appello al Sindaco di Roma ed al Commissario straordinario per l’emergenza nomadi

Dal 13 novembre 2009 centinaia di rom provenienti dal ex campo Casilino 700 e da altri insediamenti della capitale (Centocelle, via Labaro, via Papiria, via Naide, via De Mata, ecc…) sono stati “ospitati” nell’edificio dell’ex ente Cellulosa di Via Salaria 971, già precedentemente occupato da circa 80 nuclei familiari con minori fatti sgomberare a settembre dello stesso anno. All’interno sono attualmente presenti circa 250 persone di differenti etnie, quasi la metà minori. Nella struttura non è consentito il libero accesso e le visite sono concesse previa autorizzazione e a seguito di formale richiesta motivata. Ciò non ha impedito a rappresentanti dell’associazione “21 luglio” di raccogliere storie e testimonianze al fine di valutare le condizioni di vita dei tanti minori accolti.
Più di cento minori di diverse etnie passano le giornate in due stanzoni privi di divisori, con letti allineati senza che venga garantita l’autonomia individuale e la privacy. L’aria è insalubre per il poco ricambio di aria e la scarsa luminosità mentre grandi macchie di umidità sul soffitto testimoniano le infiltrazioni di acqua che, quando piove, allaga il pavimento. All’esterno docce e bagni: 3 ogni 100 persone. La luce a neon resta sempre accesa, anche di notte. La sicurezza della struttura è affidata a giovani dipendenti di una cooperativa specializzata in giardinaggio e cura del verde pubblico. Mancano spazi per il gioco e per le attività ludico-formative e le norme in materia di sicurezza sono totalmente violate. Non risulta che la struttura abbia messo in atto gli accorgimenti previsti dalla legge atti ad evitare il rischio di pericolo per i minori ospitati.
Per tutti i minori il processo di scolarizzazione si è praticamente interrotto con l’ingresso nella ex cartiera ed alcuni di essi passano le giornate intenti alla pulizia di cavi elettrici da cui ricavare rame da rivendere come materiale ferroso.
Secondo quanto rilevato dall’associazione “21 luglio” tale prassi rappresenta una grave violazione dei diritti dei minori ed è in contrasto con la Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza e con la legge italiana.

La nostra riflessione parte da qui.
È possibile che esista in un paese democratico una zona di “accoglienza” e non di detenzione così limitata all’accesso esterno? Come si definisce formalmente una situazione come quella dell’ex cartiera che non risponde alle caratteristiche di una struttura d’accoglienza, e non è, di fatto una struttura di emergenza per una situazione provvisoria? Cosa ne è dei requisiti strutturali stabiliti dalla legge regionale n.41/2003 che disciplina l’ambito delle strutture di accoglienza sul territorio laziale? La struttura è in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente in materia edilizia, igienico-sanitaria e di prevenzione incendi? Dove si colloca la struttura di via Salaria all’interno del Piano Nomadi presentato dall’Amministrazione comunale?
Perché, malgrado la dichiarazione di chiusura dell’ex cartiera rilasciata sul quotidiano Il Messaggero il 13 marzo 2010 dal sindaco di Roma, la struttura non solo non si è chiusa ma è stata ampliata negli spazi?

Alla luce di ciò l’associazione “21 luglio” chiede che all’interno del Centro di Via Salaria, 971 vengano pienamente rispettati i diritti dei minori stranieri così come stabilito dalla Convenzione ONU dei diritti sull’Infanzia e Adolescenza laddove in ogni decisione che riguardi minori si debba sempre tener conto del “loro superiore interesse”, considerazione preminente ad ogni altra. (art. 3).
Sempre in riferimento alla suddetta Convenzione si fa presente che a tutti minori provenienti dal Casilino 700 e dagli altri insediamenti abusivi è stato ostacolato il diritto all’istruzione (artt. 28 e 29), nonostante fosse stata più volte promessa una navetta che permettesse loro di continuare a raggiungere la scuola frequentata precedentemente allo sgombero.
Giova a questo punto ricordare che la Convenzione dispone:
“gli Stati devono garantire il diritto alla vita alla sopravvivenza e allo sviluppo del fanciullo “ (art. 6)
“gli Stati parti devono riconoscere il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale (…). Gli Stati parti adottano adeguati provvedimenti, in considerazione delle condizioni nazionali e compatibilmente con i loro mezzi, per aiutare i genitori e altre persone aventi la custodia del fanciullo ad attuare questo diritto e offrono, se del caso, un'assistenza materiale e programmi di sostegno(…)( art. 27).
Di fatto le violazione dei diritti segnalate all’interno dell’ex cartiera di via Salaria contravvengono anche l’articolo 30 della Carta Sociale Europea secondo il quale "ogni persona ha diritto alla protezione dalla povertà e dall’emarginazione sociale".
Tutto ciò accade dopo le celebrazioni del ventesimo anniversario della Convenzione e al cinquantesimo anniversario della Dichiarazione ONU sui Diritti dell'Infanzia e Adolescenza che stabilisce l’assoluto diritto allo studio e soprattutto ad un alloggio.
L’associazione “21 luglio” chiede dunque al Commissario straordinario per l'emergenza nomadi a Roma dott. Giuseppe Pecoraro e al sindaco della città di Roma on. Gianni Alemanno che:
1. All’interno del Centro di Via Salaria, 971 siano pienamente rispettati i diritti dei minori rom in conformità alla Convezione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza e alle altre norme internazionali e nazionali, e in particolare che in ogni provvedimento riguardante i minorenni si tenga conto del "superiore interesse del minore" come considerazione preminente rispetto ad ogni altra .
2. Siano adottate tutte le misure necessarie perché ai minori rom presenti nella struttura di via Salaria, 971 siano garantiti la stessa protezione e gli stessi diritti riconosciuti ai minori cittadini, secondo quanto stabilito dalla Convezione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (artt. 20, 22) e dalla legislazione nazionale, con riferimento all'immediato collocamento in una struttura di accoglienza adeguata, al diritto alla salute e all'istruzione, al diritto al gioco ecc., e siano predisposti adeguati spazi specificamente destinati ai minori.
Auspichiamo per la città di Roma una politica dell'accoglienza vera, una politica che rispetti i diritti dell’infanzia e renda per i minori di etnia rom l'integrazione non solo un diritto ma un dato di fatto. Tutto ciò nella consapevolezza che la civiltà di un popolo o di una cultura si misura attraverso il rispetto per i più deboli, in primo luogo i bambini.

martedì 29 giugno 2010

la legge dei Verdi sulla estensione delle borse di studi

Oggi, 17 giugno, la 2 commissione legislativa del consiglio provinciale ha trattato la legge dei Verdi sulla estensione delle borse di studi per le lingue e per gli studenti universitari anche ai “cittadini di paesi terzi soggiornanti di lungo periodo”. La commissione ha votato contro a maggioranza al disegno di legge, che comunque sarà iscritto all’ordine del giorno in Consiglio provinciale e con l’impegno sia dell’assessora Kasslatter, sia dei consiglieri Svp, di votare a favore in aula qualora non sia stata prima approvata la legge nuova sull’immigrazione, che contiene le stesse norme che noi Verdi proponevamo nel nostro disegno di legge.

Dunque, buone notizie: o queste norme saranno comprese nel disegno di legge della giunta e questo sarà approvato, oppure – almeno per oggi – la maggioranza si è impegnata a approvare in aula il nostro disegno di legge.

Il funzionario inviato in commissione dalla Kasslatter mi ha mostrato la bozza del disegno di legge della giunta e effettivamente i “cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo” vi sono previsti e messi a pari condizioni sia per quanto riguarda il finanziamento di corsi all’estero per apprendere le lingue (sia straniere che le due lingue della provincia), sia per le borse di studio per studenti universitari in università fuori provincia, sia in Italia che all’estero. Nel disegno di legge della giunta sono contenute anche tante altre norme che non sono riuscito a vedere. Il funzionario ha detto che la giunta vorrebbe approvare il disegno di legge prima dell’estate. Ci riuscirà? Non lo so. Se le cose andranno storte c’è il “paracadute” d- almeno per quanto riguarda borse di studio per lingue e università – del disegno di legge dei verdi che andrà sull’ordine del giorno già a Luglio (ma al 150° posto, dunque passano mesi).

Ricordo a tutti che inserire da qualche parte in una legge provinciale la dizione “cittadini di paesi terzi soggiornanti di lungo periodo” consente di aprire le porta a 16.000 immigrati che in provincia di Bolzano hanno la “carta di soggiorno”, rispettando così la direttiva europea 2003/109/CE. Dopo di che va aperta la battaglia sui benefici sociali, a cominciare dall’edilizia pubblica (su questo nel disegno di legge della giunta non c’è nulla).

Questo per oggi è tutto.

Cari saluti,

Riccardo Dello Sbarba

giovedì 17 giugno 2010

LEGGI SUI MIGRANTI - notizie dal consiglio provinciale

Oggi, 17 giugno, la 2 commissione legislativa del consiglio provinciale ha trattato la legge dei Verdi sulla estensione delle borse di studi per le lingue e per gli studenti universitari anche ai “cittadini di paesi terzi soggiornanti di lungo periodo”. La commissione ha votato contro a maggioranza al disegno di legge, che comunque sarà iscritto all’ordine del giorno in Consiglio provinciale e con l’impegno sia dell’assessora Kasslatter, sia dei consiglieri Svp, di votare a favore in aula qualora non sia stata prima approvata la legge nuova sull’immigrazione, che contiene le stesse norme che noi Verdi proponevamo nel nostro disegno di legge.
Dunque, buone notizie: o queste norme saranno comprese nel disegno di legge della giunta e questo sarà approvato, oppure – almeno per oggi – la maggioranza si è impegnata a approvare in aula il nostro disegno di legge.
Il funzionario inviato in commissione dalla Kasslatter mi ha mostrato la bozza del disegno di legge della giunta e effettivamente i “cittadini extracomunitari soggiornanti di lungo periodo” vi sono previsti e messi a pari condizioni sia per quanto riguarda il finanziamento di corsi all’estero per apprendere le lingue (sia straniere che le due lingue della provincia), sia per le borse di studio per studenti universitari in università fuori provincia, sia in Italia che all’estero. Nel disegno di legge della giunta sono contenute anche tante altre norme che non sono riuscito a vedere. Il funzionario ha detto che la giunta vorrebbe approvare il disegno di legge prima dell’estate. Ci riuscirà? Non lo so. Se le cose andranno storte c’è il “paracadute” d- almeno per quanto riguarda borse di studio per lingue e università – del disegno di legge dei verdi che andrà sull’ordine del giorno già a Luglio (ma al 150° posto, dunque passano mesi).
Ricordo a tutti che inserire da qualche parte in una legge provinciale la dizione “cittadini di paesi terzi soggiornanti di lungo periodo” consente di aprire le porta a 16.000 immigrati che in provincia di Bolzano hanno la “carta di soggiorno”, rispettando così la direttiva europea 2003/109/CE. Dopo di che va aperta la battaglia sui benefici sociali, a cominciare dall’edilizia pubblica (su questo nel disegno di legge della giunta non c’è nulla).
Questo per oggi è tutto.
Cari saluti,
Riccardo Dello Sbarba

martedì 15 giugno 2010

Commenti: appello alla Giunta provinciale

Al di là del merito e dei contenuti riteniamo assolutamente indispensabile l'apertura di un tavolo di confronto sia con le associazioni e rappresentanze degli stranieri sia con le parti sociali, senza il quale vi è il rischio di produrre una legge che rischia di morire sul nascere non risolvendo alcun problema e allontanando sempre di più l'obbiettivo di una reale integrazione, tanto più in presenza di un'immigrazione che non tende a fermarsi nonostante la crisi, sopratutto per la continua necessità i manodopera in alcuni settori chiave della nostra economia. Quindi si all'apertura del tavolo, da parte della CGIL-AGB, l'abbiamo sollecitato più volte anche partendo dalla sciagurata vicenda delle graduatorie dell' IPES e quindi lo faremo ancora nei confronti di Bizzo e di Durnwalder.

Saluti Lorenzo Sola